[ Pobierz całość w formacie PDF ]
mentre le mura curve e più alte della città sorgevano a ovest e le vette cupe delle grandi montagne
apparivano a est, dietro gli edifici più diroccati. Il basso sole antartico di mezzanotte ci spiava rosso
dall'orizzonte meridionale, infiltrandosi tra le spaccature che si aprivano nelle rovine smozzicate; in
contrasto con l'aspetto relativamente noto e familiare del paesaggio antartico, la terribile decrepitez-
za e il senso di morte che aleggiava sulla città d'incubo sembravano ancora più marcati. Il cielo so-
pra di noi era una massa turbinosa e opalescente di tenui vapori di ghiaccio; il freddo stringeva i no-
stri corpi in una morsa. Posammo, sfiniti, le borse con l'attrezzatura cui ci eravamo disperatamente
attaccati durante la fuga e riabbottonammo le tute pesanti per affrontare la faticosa discesa lungo il
cumulo di pietre e il tragitto che ci aspettava nell'antichissimo labirinto di pietra, fino ai contrafforti
della grande catena dove avevamo lasciato l'aereo. Quanto a ciò che ci aveva spinti a fuggire dalle
tenebre della terra e dai suoi segreti, non dicemmo neppure una parola.
In meno di un quarto d'ora avevamo trovato la ripida inclinazione che portava ai piedi delle mon-
tagne: forse un'antica terrazza che avevamo già usato per la discesa, e al di là della quale si scorge-
va la sagoma oscura del grande aereo fra le rovine sparse del colle davanti a noi. A metà salita ci
fermammo per riprendere fiato e ci voltammo a guardare il fantastico labirinto di pietra preistorica
che si stendeva tra mille incredibili forme sotto di noi, e che ancora una volta ci appariva miracolo-
samente stagliato sullo sfondo dell'ignoto occidente. Allora ci rendemmo conto che il cielo non era
più velato dalle brume del mattino e che gl'inquieti vapori di ghiaccio si erano spostati verso lo ze-
nith, dove i loro contorni beffardi sembravano proprio sul punto di dare corpo a un disegno bizzarro
che temevano di completare o definire.
Sull'orizzonte bianco e lontano, alle spalle della fantastica città, si stagliava una vaga ed elusiva
sagoma di picchi azzurrini le cui cime appuntite svettavano come sogni nel colore rosato del cielo
occidentale. L'antico tavoliere saliva verso quell'orlo splendente e il letto incavato del fiume scom-
parso l'attraversava come un irregolare nastro d'ombra. Per un attimo trattenemmo il fiato, vinti dal-
la bellezza cosmica e quasi ultraterrena della visione: poi una vaga forma di orrore s'insinuò nelle
nostre anime. I picchi azzurrini, infatti, non potevano essere altro che le terribili montagne della ter-
ra proibita: le più alte cime del pianeta e il centro di tutti i suoi malefici, sede di orrori senza nome e
segreti preistorici, evitate e adorate da coloro che avevano persino temuto di scolpirne le leggende;
luoghi visitati da fulmini misteriosi e che a loro volta proiettavano raggi sconosciuti attraverso le
pianure della notte polare... Senza dubbio erano l'immagine archetipa del temuto Kadath nel Deser-
to Gelato, oltre l'orribile altipiano di Leng, cui le leggende delle età primitive alludono in modo e-
vasivo. Eravamo i primi esseri umani a vederle: prego Dio che possiamo essere gli ultimi.
Se le mappe e le raffigurazioni che avevamo trovato nella città preumana avevano detto il vero,
le misteriose montagne azzurrine non potevano distare più di cinquecento chilometri; eppure la loro
immagine irreale si stagliava nettamente sull'orizzonte remoto e coperto di neve, come il bordo fini-
to d'un mostruoso pianeta straniero che stesse per levarsi in cieli sconosciuti. Dunque, la loro altez-
za doveva essere superiore a ogni misura nota e i picchi si spingevano negli strati più tenui dell'at-
mosfera, quelli popolati dai miraggi gassosi che solo gli aviatori più spericolati hanno potuto rac-
contare dopo le loro inspiegabili cadute, a cui il più delle volte sono sopravvissuti per miracolo.
Guardando le montagne lontane pensai, nervosamente, a certe allusioni che avevo colto nelle scul-
ture della città, e al fatto che il grande fiume scorresse nella metropoli dopo esser nato tra quelle
[ Pobierz całość w formacie PDF ]